mercoledì 21 maggio 2014

Manine Laboriose

A tre anni impariamo a giocare con gli acquerelli....e chissà cosa verrà fuori mischiando l'acqua e il colore direttamente sul foglio.....occhietti curiosi e manine creative all'opera...












domenica 21 luglio 2013

Essere e avere

Essere e avere

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



Essere e avere è un film del 2002 diretto da Nicolas Philibert, presentato fuori concorso 
al 55º Festival di Cannes.[1]
L’idea originaria di Essere e avere era una indagine sul mondo rurale,
che in un secondo tempo è divenuto un film-documentario sulla scuola.
Esperienza liminare tra opera narrativa e documento cronachistico, l
ascia l'interrogativo se si tratti di un documentario singolarmente espressivo trapassato, per così dire, 
nella narratività ovvero di film tanto profondamente aderente alla realtà da divenire cronaca. 
Una lettura filtrata e narrativa, quanto meno lo appare, 
e tanto più azzardata quanto più ammantata di verosimiglianza e antiretorica.
Si tratta, in ogni caso, di opera penetrante, scarnificata e antispettacolare,
in cui un’atmosfera rarefatta, un continuo indugiare dell’inquadratura suggeriscono uno sfondo regressivo,
che pare suscitare sullo spettatore effetti concreti di reverie documentati da critiche 
di esperti e appassionati,
quasi possa essere descritto come operazione di recupero di epoche astoriche e ideali,
che corrispondono nell’esperienza umana a quella sospesa nel ‘non-tempo’ dell’età della crescita.
Una narrazione che finge di non narrare, inquadrando una concretezza, ne fa mito,
racconto di un’utopia, desiderata fino alla sofferenza.
Colpisce il continuo dialogo tra ambiente naturale e ambiente scolastico,
tra Natura e Scuola, dove quest’ultima direttamente deriva dalla prima,
ne segue con docilità contorni e ritmi, ne respira valori e dolcezze.
Quasi non si possano scuole a tal punto accoglienti e maestri dal volto tanto umano,
umile, paziente, se non immergendosi in un ambiente così assonnato e pacifico
come la provincia del Puy-de-Dôme nell'AuvergneMassiccio Centrale della Francia.
Ma non si tratta di ritrarre maestri perfetti, stili pedagogici e nemmeno di trarre insegnamenti morali,
si parla di sogni, di una natura bucolica vagheggiata sin dai tempi più antiche,
 ad iniziare da Esiodo e Virgilio. Sogni di Pace e di Natura mitizzata, lontane e vagheggiate, senza tempo.

Ho trovato pubblicamente il video su You Tube, è in spagnolo:

https://www.youtube.com/watch?v=U8AKTL5LP6I

L'idea è quella di una scuola "nuova" che non è altro che una scuola attenta ai bambini....ce ne dovrebbero essere di più, perchè le utopie possono diventare realtà, basta semplicemente crederci ed impegnarsi a fondo.
Io ancora ci credo!!!

venerdì 17 maggio 2013

Bambini indipendenti, bambini liberi


"L'educazione all'indipendenza.

Non si può essere liberi se non si è indipendenti; quindi al fine di raggiungere l'indipendenza, le manifestazioni attive della libertà personale debbono essere guidate fin dalla primissima infanzia. Dal momento in cui vengono svezzati, i piccoli si mettono in cammino lungo la rischiosa via dell'indipendenza.

Che cosa significa un bambino svezzato? Un neonato che si è reso indipendente dal seno materno. Lasciata questa unica fonte di nutrimento, egli saprà scegliere fra un centinaio di pappe, il che vale a dire che i suoi mezzi di sussistenza si saranno moltiplicati; il bambino sarà capace di scegliere, mentre dapprima doveva limitarsi ad un'unica forma di nutrimento.

Però è ancora un essere dipendente, perchè non è capace di camminare, di lavarsi o di vestirsi, e non può chiedere ciò che vuole in un linguaggio intellegibile. Egli è lo schiavo di tutti. Comunque, all'età di 3 anni, il bambino dovrebbe essersi fatto in gran parte indipendente e libero."

Mi ha colpito molto questo paragrafo del libro "Educare alla Libertà" di Maria Montessori - Ed. Mondadori.

Si spendono parole ogni giorno sull'educazione dei figli, ma in quanti teniamo conto realmente della loro "libertà" e "indipendenza" ? 

Non si parla di indipendenza fisica, legata dunque ai gesti o agli spazi, ma di indipendenza mentale, la possibilità dunque di un bambino di trovarsi di fronte ad un "problema" da risolvere e dargli lo spazio necessario per provarci da solo, senza fare il genitore o l'educatore che soccorre, ma lasciando che il bambino elabori da solo la sua soluzione. In questo modo il nostro ruolo sarà quello di osservare, essere presente ma educare il bambino alla libertà e all'indipendenza. Questo fara in modo che il bambino si senta "protetto" ma comunque libero ed infine orgoglioso di aver raggiunto un risultato con le sue proprie forze!!! Quale felicità!!!